mercoledì 16 gennaio 2019

16 GENNAIO 2019

BRASILE PARTE 197

POPOLAZIONE PARTE RN

Popoli indigeni del Brasile P7


La febbre dell'oro in Brasile


La successiva fase della distruzione avvenne negli anni ottanta, con la scoperta di grandi giacimenti d'oro nelle aree di riserva, in particolare nelle terre degli Yanomami. Gli Yanomami, una delle più grandi e antiche tribù conosciute delle americhe, vivevano da secoli praticamente indisturbati. Decine di migliaia di speculatori in seguito arrivarono nella loro zona per estrarre l'oro. Il mercurio usato per estrarre i giacimenti inquinò i fiumi ed uccise i pesci. I minatori portarono inoltre la tubercolosi, la malaria e l'influenza. Nel 1977 la popolazione Yanomami era stimata a 20.000 abitanti; alla fine del secolo era scesa a 9.000.
Dopo una lunga campagna internazionale condotta da Survival International, dalla tribù e dall'ONG brasiliana Commissione Pro-Yanomami, nel 1992 il territorio yanomami fu ufficialmente demarcata come "Parco Yanomami". Ancora oggi, però, i minatori e i cercatori d'oro illegali continuano ad invadere il territorio della tribù, inquinando i fiumi e distruggendo la foresta. Inoltre, un progetto di legge in discussione al Congresso potrebbe autorizzare l'attività mineraria su larga scala nei territori indigeni, causando ulteriori distruzioni; le richieste di compagnie minerarie per scavare nel territorio yanomami sono più di 650.

Situazione odierna

Dal 1988 la costituzione brasiliana riconosce il diritto ai popoli indigeni di perseguire i loro modi di vita tradizionali e al possesso permanente ed esclusivo delle loro "terre tradizionali", che sono delimitate come "terre indigene" (in portoghese Terras Indígenas, TI). Tuttavia, i popoli indigeni sono ancora costretti ad affrontare una serie di minacce esterne e le sfide per la loro sopravvivenza e la conservazione del loro patrimonio culturale. I processi di demarcazione delle riserve sono lenti, spesso scatenano battaglie legali e le varie organizzazioni, prima fra tutte il FUNAI, non hanno risorse sufficienti per far rispettare la tutela giuridica dei territori.
Dagli anni ottanta c'è stato poi un boom nello sfruttamento della foresta pluviale amazzonica per l'estrazione mineraria e per l'allevamento intensivo del bestiame, che costituiscono una grave minaccia per le popolazioni indigene. I coloni invadono illegalmente i territori indigeni continuando a distruggere l'ambiente da cui dipende la sopravvivenza delle tribù, provocando violenti scontri e diffondendo tra i gruppi malattie infettive. Gli Awá, ad esempio, sono stati definiti "la tribù più minacciata del mondo" proprio perché il loro territorio è stato invaso da taglialegna e allevatori illegali, che stanno distruggendo la loro foresta ad un ritmo vertiginoso Altri gruppi, come gli Akuntsu e i Kanoê, sono stati portati sull'orlo dell'estinzione durante gli ultimi decenni del XX secolo.
Nel 2013 Survival International, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni, ha denunciato che sono in discussione al Congresso una serie di proposte di legge che rischiano di indebolire fortemente i diritti degli Indiani del paese; tra queste un emendamento che vuole proibire l'espansione dei territori indigeni e un progetto di legge che vuole aprire i territori allo sfruttamento minerario su vasta scala. Davi Kopenawa Yanomami, sciamano e portavoce yanomami, ha dichiarato che "Le miniere non porteranno nulla di buono. Porteranno molti problemi, molte malattie e tanta gente cattiva che uccide gli Indiani.. Non abbiamo intenzione di accettare questa legge... La terra è il nostro patrimonio, un patrimonio che ci protegge. Per noi Indiani la terra appartiene a noi, perché possiamo coltivare, cacciare e stare in salute: è la nostra casa."


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