Sono abituata a viaggiare praticamente da sempre. Ma quello che sto per fare è un viaggio assolutamente nuovo. Parto al seguito di un'associazione umanitaria, Sorriso per il Sudan. Mi accompagnano pensieri di tutti i generi. Non sono preoccupata per qualcosa in particolare, ecco, sono... emozionata. Che cosa mi aspetto da questo viaggio? E quali sono le aspettative nei miei confronti? Con sincerità devo dire che non lo so. Il Paese che vedrò è il Sud Sudan.
A tavolino è un Paese che conosco abbastanza bene, ma come si dice tra il dire e il fare ci sta in mezzo il mare. Un conto è conoscere i confini del nuovo Stato africano, ormai indipendente dal 9 luglio 2011, o la sua capitale Juba, con le strade asfaltate, i grandi palazzi, e la frenesia di una grande città, e un conto è vedere con i propri occhi questa terra rossa, dove suoni e profumi ti avvolgono come un mantello.
Il mio viaggio comincia molto presto. Parto da Torino per raggiungere Malpensa dove incontrerò Patrizia e Luigi con cui andremo giù.
Il tempo scorre veloce. L'aereo decolla, prima di raggiungere Kampala, facciamo due scali, in Turchia e in Rwanda. Che Patrizia ci racconta con dovizia di dettagli, perché ci ha vissuto a lungo.
Finalmente sbarchiamo a Kampala. Dobbiamo aspettare un paio di ore, prima che ci vengano a prendere per raggiungere il piccolo aeroporto di Kajjansi, da cui partono i Cessna, i piccoli aerei a dieci/dodici posti, per il Sud Sudan. Ad Arua, ancora in Uganda, cambiamo velivolo per proseguire alla volta di Yambio, il capoluogo del Western Equatoria, una delle dieci regioni del Sud Sudan.
Tracy Chapman - Fast Car
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