lunedì 29 maggio 2017

29 MAGGIO 2017

INCA PARTE 17

La civiltà Parte 2

Il sovrano

L'Inca supremo, detto Qhapaq inca, ovvero signore assoluto, godeva di altri appellativi. I suoi sudditi erano soliti rivolgersi a lui chiamandolo Sapa Inca, unico signore, ma anche "Intip Churin", figlio del Sole o "Guaccha Cconcha", protettore dei poveri.

Il suo potere era assoluto e godeva di prerogative che rispecchiavano la sua presunta origine divina. Il cerimoniale che regolava la sua esistenza era improntato alla più elevata munificenza. Abitava in un palazzo appositamente costruito per il nuovo sovrano ad ogni successione al regno, mentre le dimore dei suoi predecessori restavano appanaggio delle loro famiglie. I suoi abiti, tessuti con le lane più fini, venivano cambiati ogni giorno e i suoi cibi sofisticati e variegati venivano preparati da una legione di cuochi. Usava vasellame d'oro ed era servito da uno stuolo di concubine scelte tra le fanciulle più avvenenti e più nobili dell'impero. Si spostava soltanto su ricche lettighe accompagnato da una guardia del corpo costituita dai nobili più prestanti. Le sue insegne erano costituite dalla "mascapaicha" una fascia che gli cingeva la fronte, sormontata dal llautu, una frangia di cordoncini rossi, circondati d'oro, che pendevano sulla fronte e il suo capo era ornato da tre piume nere dell'uccello sacro Curiquingue che solo lui poteva portare. Le sue armi erano costituite da un'alabarda, solitamente d'oro e da uno scudo con le sue insegne personali.

Il sovrano Inca, per preservare la purezza della stirpe, era solito sposare la propria sorella, almeno negli ultimi anni dell'impero, tuttavia altre consorti succedanee erano scelte nelle più nobili famiglie per garantirgli degli eredi. La successione al regno era vissuta come una vicenda traumatica che, sovente, cagionava delle sommosse anche sanguinose. I figli di un sovrano inca erano infatti assai numerosi e godevano tutti, tranne quelli nati dalle concubine, delle prerogative del sangue paterno, differenziandosi invece per la parentela materna. La nobiltà della madre divenne quindi un fattore determinante tanto da potersi parlare di una discendenza matrilineare. La scelta dell'erede privilegiava di solito la prole della consorte ufficiale, ma l'inettitudine di un pretendente lo faceva scartare dalla successione, per cui le famiglie delle spose principali erano solite tessere trame e congiure per far eleggere un proprio congiunto.

Per ovviare a questa pericolosa congiuntura i sovrani inca presero l'abitudine di associare al regno il figlio più meritevole al fine di saggiarne le capacità, salvo a rilevarlo dall'incarico in caso di manifesta inettitudine. Ciò malgrado l'occasione della successione di un monarca segnò sempre, nell'impero, un momento di tensione gravida di gravi conseguenze politiche e sociali, costituendo la più importante manifestazione di instabilità delle istituzioni incaiche.


Demis Roussos -  Te amare siempre, hasta el Fin de el Fin

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