sabato 20 settembre 2014

19 SETTEMBRE 2014

Sempre Libano....

SCIITA

Lo Sciismo è il principale ramo minoritario dell'Islam.
Gli sciiti devono il loro nome all'espressione "shīʿat ʿAlī", fazione di ʿAlī. Hanno cominciato il loro lento cammino di differenziazione da quello che, sotto Ahmad ibn Hanbal, diventerà il Sunnismo per motivi al contempo politici e spirituali.
L'occasione fu offerta dall'assassinio perpetrato dalle forze califfali omayyadi ai danni di al-Ḥusayn b. ʿAlī, figlio di ʿAlī b. Abī Ṭālib, avvenuto nel 680 a Karbalāʾ, in Iraq. In quell'occasione si pose con forza la questione-cardine dell'Imamato: se cioè ammettere che alla suprema carica islamica potesse accedere un qualsiasi credente, oppure riservare il posto di Califfo/Imam a un appartenente alla cerchia ristretta dei Compagni del Profeta e, con il trascorrere del tempo, riservarlo a un appartenente al lignaggio di Maometto.
Col tempo gli alidi misero per scritto le loro riflessioni teologiche e politologiche, evolvendo verso quello che diventerà il vero e proprio Sciismo. Da quanti si potranno di lì a poco legittimamente chiamare "sunniti", gli sciiti presero a differenziarsi anche a proposito di alcuni altri istituti giuridici, ammettendo, ad esempio, la legittimità del matrimonio a tempo prefissato, detto mutʿa, sulla scorta di precisi ḥadīth del Profeta, negando che Maometto avesse posto fine a una tal pratica preislamica al ritorno dalla conquista di Khaybar.Gli alidi si cominciarono a differenziare dal resto della Umma, dal momento che considerarono unica legittimata a governare l'Ahl al-Bayt, mentre il resto dei musulmani ritenne che qualsiasi fedele di buona capacità religiosa, non necessariamente discendente del Profeta, anche se preferibilmente appartenente alla sua tribù, i Coreisciti, potesse guidare a pieno titolo la Comunità islamica.
Secondo alcuni studiosi sunniti, e, negli ultimi tempi, i wahhabiti in particolare, una parte dello Sciismo penserebbe che dal Corano, raccolto all'epoca del califfo ʿUthmān b. ʿAffān, siano stati espunti alcuni passaggi e una sura intera che attestavano la designazione a succedergli, fatta da Maometto in favore di ʿAlī. Questa affermazione è decisamente respinta dagli attuali sciiti che ribadiscono invece che nello Sciismo nessuno avrebbe mai affermato l'incompletezza del Testo Sacro islamico.
Tutte le differenziazioni, non toccando alcun punto della dogmatica islamica, non essendo articolo di fede la completezza o meno del Corano, non legittimano comunque quelle fazioni più estremiste del sunnismo wahhabita che parlano dello Sciismo come di un'eresia. Tale atteggiamento del tutto recente contraddice la lunga tradizione moderata dell'Islam sunnita che ha sempre considerato lo sciismo come una variante dell'Islam e che ha costantemente negato per 14 secoli che si possa applicare ai suoi seguaci la definizione di kuffār.
Lo sciismo, minoritario in termini assoluti (tra il 6 e l'11% dei fedeli musulmani di tutto il mondo), è maggioritario in Iraq, in Libano e in alcune aree del Golfo Persico e, con poche eccezioni, del tutto dominante in Iran, dove lo sciismo fu forzatamente imposto dalla dinastia dei Safavidi (1501-1722).
Il termine sciismo viene da shīʿat ʿAlī, il partito di ʿAlī. La parola shīʿa è già riportata diverse volte nel Corano per indicare l’affiliazione alla scuola di pensiero di personaggi, sia positivi che negativi, dei Libri Sacri, come i profeti Abramo e Mosè da una parte e Faraone dall’altra. 
La disputa sembrò ricomporsi con l’accesso di ʿAlī al Califfato dopo la morte violenta del 3° Califfo ʿUthmān ibn ʿAffān. Ma il suo potere fu contestato da Muʿāwiya ibn Abī Sufyān, governatore omayyade della Siria, che gli si ribellò apertamente. ʿAlī fu assassinato nella moschea di Kufa da un seguace del kharigismo.
I suoi discepoli riposero allora tutte le loro aspettative sui suoi due figli, al-Ḥasan ibn ʿAlī e al-Ḥusayn ibn ʿAlī. Ḥasan fu indicato da ʿAlī come suo successore all’Imamato, ma fu costretto a sciogliere il suo esercito e accettare un accordo con Muʿāwiya, stipulando però con lui un patto secondo il quale, alla morte di questi, il potere sarebbe tornato ad al-Ḥasan o, in sua mancanza, a suo fratello al-Ḥusayn.
Ma Muʿāwiya, contravvenendo al patto, nominò suo figlio Yazīd per la successione al Califfato. al-Ḥasan nel frattempo era morto, forse avvelenato dallo stesso Muʿāwiya, ed al-Ḥusayn, che ne aveva ereditato l’Imamato, rifiutò categoricamente di giurare fedeltà a Yazīd, sia per questione di legittimità, sia per una pretesa indegnità mostrata dallo stesso. Messo di fronte alla scelta tra la sottomissione o lo scontro, al-Ḥusayn intese raggiungere la città irachena di Kufa, dove gli alidi erano molto forti e gli avevano promesso il loro sostegno.
Ma le truppe califfali intercettarono al-Ḥusayn a Kerbelāʾ, sulla strada per Kufa, impedendogli anche l’accesso all’acqua dell’Eufrate. al-Ḥusayn, con soli 72 combattenti, gli abitanti di Kufa erano stati nel frattempo duramente repressi e si guardarono bene dall'intervenire in suo soccorso, dovette fronteggiare l'assai maggiore contingente armato califfale spedito dal wālī di Kufa e l’esito non poteva essere altro che la morte sua, dei suoi familiari e dei suoi discepoli. La battaglia di Kerbelāʾ, del 680, segnerà la definitiva rottura tra gli sciiti ed il resto della comunità che più avanti prenderà il nome di Ahl al-Sunna, da cui il nome attuale di sunniti.
Il destino tragico di al-Ḥusayn scosse le coscienze dei musulmani e accrebbe la determinazione a lottare per l’ideale di un potere giusto e rispettoso dei principi fondamentali dell’Islam originario. Il martirio divenne il simbolo della lotta contro l’ingiustizia. Il senso dello sciismo è in questo massacro e quindi nel culto dei martiri. Tutti i discendenti di al-Ḥusayn, ovvero gli Imam dell’ Ahl al-Bayt, la Famiglia del Profeta, ebbero un destino tragico, fatto di prigionia e avvelenamenti. Per gli sciiti, gli Imam sono le guide, i custodi del Libro. La loro legittimità non deriverebbe dalla discendenza carnale dal Profeta, ma dalla loro eredità spirituale; essi ebbero una conoscenza del significato del Corano e ne spiegarono il senso esoterico ai fedeli.
Il dodicesimo Imam di questa catena di successione iniziata con ʿAlī e proseguita con al-Ḥasan e al-Ḥusayn, sfuggì alla repressione del califfo di turno occultandosi nell’874. Questo fenomeno sovrannaturale mise dunque termine alle rivendicazioni sul potere temporale e diede una dimensione fortemente escatologica e religiosa allo sciismo. Gli sciiti duodecimani, ovvero coloro che prestano fede a tali dodici Imam, da quel momento in avanti accettarono passivamente l’ordine politico stabilito, nell’attesa della parusia del 12° Imam che, alla fine dei tempi, tornerà a manifestarsi e a ristabilire la giustizia in Terra. In questa attesa, nessun potere politico è pienamente legittimo. La Rivoluzione Islamica del 1979 in Iran ha in parte modificato questo atteggiamento, stabilendo il potere del giurisperito che, pur non esente da difetti ed errori, cerca di creare e gestire una società islamica quanto più giusta possibile e preparare le condizioni per il ritorno dell’Imam Atteso.
Lo sciismo è basato su cinque fondamenti dottrinali:
il Monoteismo (Tawḥīd); la Profezia (Nubuwwa); l’Imamato (Imāma); la Resurrezione (Maʿād);
la Giustizia di Dio (ʿAdl).
I Cinque Pilastri, Professione di fede, Preghiera canonica, Elemosina canonica, Digiuno nel mese di Ramaḍān e Pellegrinaggio alla Mecca e dintorni sono riconosciuti, ma considerati e definiti come "obblighi di fede".


Chopin - Notturno Opera 9 n.1

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