sabato 20 settembre 2014

20 SETTEMBRE 2014

E continuando in Libano.....


ISMAILITA

L'Ismailismo è una corrente dell'Islam sciita. I suoi membri sono chiamati ismailiti e, talvolta, "settimani", per il fatto di riconoscere come legittima e non più revocata o mutata successione quella del settimo Imam Ismāʿīl, figlio di Ja'far al-Sadiq.
Gli ismailiti sono la seconda in ordine di grandezza tra le correnti in cui è diviso l'islam sciita dopo i duodecimani. Il loro nome deriva dalla convinzione che il settimo imam fosse Ismāʿīl ibn Jaʿfar e non il fratello minore Mūsā al-Kāẓim la cui legittimità è invece sostenuta dagli altri sciiti. Con l'avvento della dinastia dei Fatimidi in Egitto tra il decimo e il dodicesimo secolo l'Ismailismo divenne non solo la più importante tra le correnti dello sciismo, ma giunse anche a mettere in discussione il primato dei sunniti.
L'Ismailismo ha sempre dato grande rilevanza agli elementi esoterici della religione islamica, dai duodecimani li separano infatti, oltre alle ragioni politiche, anche una disquisizione sulla natura mistica della figura dell'Imam e del suo rapporto con Allah.
Gli ismailiti vivono perlopiù in Siria, Arabia Saudita, Yemen, Cina, Tajikistan, Afghanistan, India e Africa Orientale ma in anni recenti numerosi sono emigrati in Europa e Stati Uniti.
Malgrado gli ismailiti si siano divisi in numerosi sottogruppi, il termine è oggi generalmente usato per indicare i Nizariti, seguaci dell'Aga Khan, che sono la più numerosa delle sette ismailite.
L'origine dell'Ismailismo risale alla morte, nel 765, del sesto Imam sciita e alle contese che seguirono circa la sua successione. Jaʿfar ibn Muhammad, detto al-Ṣādiq (Il Veridico), aveva designato a succedergli il proprio figlio maggiore, Ismāʿīl, che però morì alcuni anni prima di lui.
Alcuni ismailiti professano dottrine assi complesse, influenzate da temi neoplatonici, gnostici e manichei, e anche provenienti da altre confessioni.
Per essi l'Islam si basa su due principi complementari, l'uno interiore, personificato dall'Imam e fondato su un'interpretazione mistica della Legge islamica (Sharīʿa), l'altro esteriore ma dipendente dal primo, rappresentato dal Profeta e dalla Sharīʿa.
Gli ismailiti sono quindi convinti della necessità di un'interpretazione allegorica dei testi sacri, opportuna disvelata per successivi gradi d'iniziazione, che deve condurre i credenti alla conoscenza della Verità Suprema.
Ad Alamūt, i Nizariti riformarono l'Ismailismo, abbandonando progressivamente alcune prescrizioni rituali dell'Islam sunnita  "imamita" o "duodecimano", perché riconosce legittima una catena di 12 Imam, per focalizzarsi fondamentalmente sugli aspetti esoterici della propria fede.
Corano Gli ismailiti ritengono che il Corano abbia diversi piani interpretativi, uno esteriore, e uno interiore. Il fedele può comprendere solo una parte di bātin ed è l'imam solo a possedere una conoscenza completa del Corano e solamente lui può interpretarlo alla luce dei tempi.
La reincarnazione è presente sia nella variante drusa che in quella nizarita. I Drusi credono che solo i membri della loro comunità si reincarneranno in forma umana e più precisamente nella forma di propri futuri discendenti.
Gli ismailiti ritengono che i numeri abbiano una grande valenza religiosa. In particolare riveste grande importanza il numero sette, esistono infatti sette paradisi, sette profeti, sette continenti e così via.
L'Imam è concepito attraverso la frase coranica "il Volto di Allah", è solo attraverso di lui che il credente può realmente giungere alla conoscenza della luce di Allah che è l'unico vero desiderio dell'uomo.
L'antica dottrina ismailita sostiene che la rivelazione divina è stata data in sei periodi da sei profeti, chiamati Nāṭiq, il cui ruolo era diffondere la religione e la legge nelle rispettive comunità. Tuttavia questi insegnavano solo i riti e le manifestazioni esterne della fede il significato dei quali è noto solo a un Wāṣī (rappresentante) che li rivelerà solo a un ristretto circolo di iniziati. Al Nāṭiq e al Wāṣī succede per ogni periodo una linea di sette imam l'ultimo dei quali sarà il Nāṭiq del periodo successivo, l'ultimo imam del sesto periodo non introdurrà una nuova religione ma porterà alla perfezione quella precedente, abrogando la legge e restaurando il dīn Ādam al-awwal, la prima religione di Adamo, praticata da Adamo e dagli angeli del paradiso prima della caduta, questa non necessiterà di alcun culto o rito ma consisterà dalla semplice adorazione delle creature verso il proprio creatore che avviene tramite la profonda comprensione dell'unità del tutto.
Pīr e Daʿwa Guida alla luce di Allah la cui fonte è l'imam è il Dāʿi. La relazione tra il maestro e il discepolo è considerata sacra, il Dāʿi trascende quindi la figura del normale missionario poiché questi comunica la sacra e nascosta conoscenza dell'imam allo studente che la può utilizzare per innalzare il proprio spirito. Lo studente impara per prima cosa ad amare ilDāʿi, da lui impara ad amare l'imam e imparando ad amare l'imam impara ad amare Allah. Per i Nizari il capo Dāʿi è chiamatoPīr, per i seguaci di Mustaʿlī acquista un ruolo simile ma ancora più importante, egli è infatti l'unica fonte della luce dell'imam dopo l'occultamento di al-Qāsim, ultimo Imam della linea di al-Mustaʿlī.
Come gli altri sciiti, gli ismailiti ritengono che le anime del Profeta e degli imam siano nate dalla prima luce dell'universo, detta ʿAql, che in arabo significa "ragione" o "conoscenza", quella conoscenza attraverso la quale tutti gli esseri, viventi e non, possono giungere ad Allāh e da cui tutta l'umanità è unita.
Gli ismailiti credono nella Taqiyya, ovvero il nascondere le proprie convinzioni religiose. Ciò ha permesso agli ismailiti di sopravvivere malgrado fossero solo un'esigua minoranza nei paesi dove abitavano.
Walāya: Un pilastro che denota "amore e devozione ad Allah, ai profeti, all'Imam e ai Dāʿi".
Tahāra: Un pilastro che significa "purità", i Drusi non credono in questo pilastro e lo sostituiscono con la shahada.
Ṣalāt: Pilastro tradotto con "preghiera obbligatoria". Al contrario dei sunniti, gli ismailiti non hanno un forte senso della preghiera e attribuiscono questo fatto alla genericità formale del Corano sulla questione.
I Nizariti sostengono che spetta all'Imam stabilire lo stile e il modo della preghiera. I Drusi hanno invece completamente abbandonato la sharīʿa e attribuiscono un ruolo puramente metaforico alla Ṣalāt. Il ramo mustaʿli ha invece mantenuto la preghiera nello stesso modo dei sunniti e dei duodecimani.
Zakāt: Pilastro tradotto con "carità", con l'eccezione dei Drusi tutti gli ismailiti si attengono a questo precetto con l'aggiunta del khums, una somma pari a 1/5 di quanto non è stato speso alla fine dell'anno.
Ḥajj: È il pilastro del pellegrinaggio a Mecca, per gli ismailiti ciò corrisponde alla visita all'imam. Nizariti e Drusi non praticano il pellegrinaggio in senso fisico alla Mecca, mentre i Mustaʿli in genere vi si attengono.
Jihād: Il "sacro impegno" obbligatorio (jihād) è inteso sia come lotta contro gli oppressori e i nemici, sia in senso spirituale come lotta contro i desideri fisici. I Nizariti, che sono pacifisti, praticano solo la seconda.


Chopin - Notturno Opera 9 n.2

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