Quitumbe nel frattempo era deceduto, ma prima di morire aveva edificato il santuario di Pachacamac e, benedetto dalla divinità, aveva risalito le Ande e fondato il regno di Quito.
Il suo erede Thoma aveva emanato severe leggi contro l'adulterio e a
far le spese delle nuove disposizioni era stato proprio uno dei suoi
figli che, colto in flagrante, era stato costretto alla fuga assieme ad
altri suoi compagni per fuggire alla morte. Inseguiti da presso erano
giunti fino al mare e si erano avventurati sulle onde a bordo di una
zattera di fortuna. Una tempesta li aveva scaraventati proprio
sull'isola di Guayanay e i due gruppi si erano fusi in uno solo. Alla
morte di Guayanay, suo figlio Atau si trovava alla testa di un gruppo di
più di ottanta uomini e l'isola non era più in grado di sostentare una
tale moltitudine. Atau era però avanti negli anni e non si sentì di
affrontare i pericoli di un viaggio in terraferma, che ormai si rendeva
indispensabile, perciò invitò suo figlio a condurre il gruppo dei
sopravviventi alla ricerca di una terra in cui vivere. Il giovane
condottiero si chiamava Manco ed era destinato a fondare l'impero degli Inca.
Manco non si fece pregare per lasciare l'isola. La sua nascita era
stata accompagnata da fausti presagi e il suo popolo si attendeva di
essere guidato da lui verso la prosperità per cui tutti furono lieti di
accettare il suo invito a seguirli sulla terraferma. I partenti si
divisero in tre gruppi, ognuno su una flottiglia di canoe. Due di questi
gruppi si diressero verso Sud e, malgrado avessero convenuto di far
avere loro notizie, nessuno seppe più nulla di loro.
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