mercoledì 2 settembre 2020

2 SETTEMBRE 2020

   EUROPA PARTE 323 - Stati dell' Europa Parte 228

CIPRO E

Storia 4

Età Moderna

Dopo la morte nel 1473 di Giacomo II, ultimo re Lusignano, la Repubblica di Venezia assunse il controllo dell'isola, mentre la vedova veneziana del defunto re, la regina Caterina Corner, esercitò formalmente il potere. Venezia annetté Cipro nel 1489, dopo l'abdicazione di Caterina. I Veneziani fortificarono Nicosia con la costruzione delle famose mura veneziane, usandola come un importante nodo commerciale.
Contro il dominio veneziano, l'Impero Ottomano spesso fece incursioni nell'isola. Nel 1539 gli ottomani distrussero Limassol e quindi, temendo il peggio, i veneziani fortificarono anche Famagosta e Kyrenia. Durante i quasi quattro secoli di dominio latino, esistevano a Cipro due comunità distinte, una greca e l'altra levantina.
Nel 1571 Cipro venne assediata dagli Ottomani con una forza di 60 000 soldati e conquistata nonostante la resistenza dei difensori di Nicosia e di Famagosta. Il comandante veneziano Marcantonio Bragadin fu scuoiato vivo nonostante che, nelle trattative per la resa, avesse avuto la promessa di aver salva la vita.
In seguito alla guerra russo-turca (1877-1878) e al Congresso di Berlino, Cipro fu affittata all'Impero Britannico che di fatto assunse la sua amministrazione nel 1878 (anche se, in termini di sovranità, rimase un territorio ottomano fino al 1914, insieme con l'Egitto e il Sudan) in cambio di garanzie che la Gran Bretagna avrebbe usato l'isola come base per proteggere l'impero ottomano contro un'eventuale aggressione russa. L'isola servì alla Gran Bretagna come base fondamentale militare nelle sue conquiste coloniali. Nel 1906, quando il porto di Famagosta fu completato, Cipro era un avamposto strategico navale che si affacciava sul Canale di Suez, la strada principale per l'India che era allora il possesso più importante d'oltremare della Gran Bretagna. A seguito dello scoppio della prima guerra mondiale e la decisione dell'Impero ottomano di aderire alla guerra a fianco degli Imperi centrali, l'impero britannico formalmente annesse Cipro, Egitto e Sudan il 5 novembre 1914.
Divenuta indipendente nel 1959, fu subito interessata da forti tensioni di carattere etnico, tanto che un colpo di Stato della maggioranza etnica greca fornì il pretesto alla Turchia d'intervenire militarmente, in base ad un'interpretazione del Trattato di Zurigo, e di occupare una porzione di territorio assai più grande di quella su cui viveva la minoranza etnica turca. Nacque così la Repubblica Turca di Cipro del Nord, priva di riconoscimenti internazionali (salvo quello della Turchia) e di fatto strettamente legata ad Ankara.
In vista dell'adesione di Cipro all'Unione europea, nell'aprile del 2004 si è svolto un referendum, in cui i due gruppi etnici sono stati chiamati a pronunciarsi in merito alla riunificazione del paese.
Poiché l'esito di questa consultazione è stato negativo, solo la parte greca dell'isola ha potuto aderire di fatto all'Unione Europea, ma di diritto tutta l'isola è membro dell'Unione, anche la parte occupata. Tuttavia l'esito del referendum ha avuto risultati contrastanti nelle due diverse comunità dell'isola. Mentre tra i greco-ciprioti i favorevoli sono stati solo il 24,17%, tra i turco-ciprioti la maggioranza, il 64,90% si è dichiarato favorevole alla riunificazione.

La crisi finanziaria

Durante il 2013 Cipro affronta una grave crisi finanziaria, che mette in ginocchio il sistema bancario locale. Una cattiva supervisione del settore aveva portato alcune banche ad assumere dimensioni sproporzionate rispetto alle proprie risorse: così facendo hanno perso solidità. Inoltre il governo cipriota non si curò di contenere l'esposizione degli istituti creditizi verso la Grecia e quando quest'ultima ha decurtato del 50% il valore dei propri titoli di stato, le banche dell'isola hanno subito ingenti perdite. Si sono resi necessari per Cipro gli aiuti dell'Eurogruppo che il 16 marzo 2013 ha approvato un piano di salvataggio che prevede un prestito di 10 miliardi di Euro, a condizione che il governo vari un aggiustamento fiscale di 5,8 miliardi.



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