EUROPA PARTE 1126 - Stati dell' Europa Parte 1020
REGNO UNITO AD
Etnie r: Gli Italo-britannici c
Storia 3
Nella prima metà dell'Ottocento l'Inghilterra fu terra di rifugio per molti patrioti italiani. Vi giunsero, fra gli altri, Ugo Foscolo (che vi trascorse gli ultimi anni della sua vita, dal 1816 al 1827), Antonio Panizzi (che nel 1831-66 lavorò alla biblioteca del British Museum fino a divenirne il direttore), e soprattutto dal 1840 al 1868 Giuseppe Mazzini (che ne fece la propria centrale operativa all'estero, adoperandosi attivamente anche a favore della crescente comunità italiana di Londra, promuovendo già nel 1841 l'apertura a Hatton Garden di una scuola in lingua italiana).Dopo il 1830 il flusso migratorio dall'Italia, specialmente centro-settentrionale, verso le principali città inglesi aveva assunto caratteri di massa. Nella seconda metà dell'Ottocento vi erano importanti comunità italiane a: Londra (Chelsea, South Kensington, Westminster, Kensington), Manchester, Glasgow, Woking e Cardiff. Il numero degli italiani residenti in Gran Bretagna crebbe da 4 608 nel 1861 a 24 383 nel 1901. Anche tra i figli degli immigrati cominciarono a emergere le prime personalità di rilievo come Louis Charles Casartelli, professore di letteratura e lingua persiana all'Università di Manchester e quindi dal 1903 al 1925 vescovo cattolico di Salford.
L'avvento del fascismo bloccò l'emigrazione italiana. Il regime cercò di sostenere le istituzioni italiani all'estero, e di usarle con qualche successo per la propria propaganda. Già nel 1921 si era costituita a Londra una sezione del Fascio, che fu attiva fino allo scoppio della seconda guerra mondiale animata da intellettuali come Antonio Cippico, Camillo Pellizzi, Cesare Foligno, Piero Rèbora e ambasciatore Dino Grandi. Il Regno Unito rimase comunque luogo di rifugio sicuro per molti intellettuali antifascisti ed ebrei, come Piero Sraffa, Guido Pontecorvo e Arnaldo Momigliano.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale quasi tutti gli italiani in Regno Unito e Londra (oltre 20 000 nel 1940) soffrirono restrizioni e internamenti, che colpirono indiscriminatamente anche molti antifascisti ed ebrei. Il tentativo di espellere gran parte degli internati italiani in Canada produsse il 30 giugno 1940 il disastro dell'affondamento dell'Arandora Star nell'Atlantico da un sottomarino tedesco con la morte di 476 dei 732 italiani.
«Non appena Mussolini dichiara guerra scatta un blitz di arresti che nel giro di due settimane porta nei campi d’internamento 4.500 italiani. Il blitz non avviene solo a Londra e nelle principali città britanniche, ma anche in paesi piccoli e relativamente remoti come, per esempio ad Hamilton, in Scozia. Gli arrestati vengono portati in campi di internamento, tra i quali Lingfield, che è un campo di corse per cavalli. Molti finiscono nei box dei cavalli. Poi passano ad altri campi come Warth Mills e nel frattempo il governo comincia ad attuare il progetto di inviare internati all’estero. Il Canada è pronto a riceverne 1.500, anche subito. Vengono approntate alcune navi, tra cui l'Arandora Star. L’Arandora Star salpa nella notte tra il 30 giugno e il primo luglio, senza esporre il contrassegno della Croce Rossa. Viene colpita da un sommergibile tedesco il 2, all’alba. Affonda in 20 minuti. Gli italiani a bordo sono 732. Le telecamere non sono ancora scese a far vedere quello che c’è sul fondo. Quindi si specula sul motivo per cui 476 italiani muoiono. Si dice che buona parte degli italiani si trovassero nel ponte più in basso e che quindi molti non fecero in tempo a salire le scale. Tra gli italiani c’erano poi persone anche molto anziane.»
Culture Club - It's a Miracle
Nessun commento:
Posta un commento