mercoledì 10 luglio 2024

10 LUGLIO 2024

 EUROPA PARTE 1441 - Stati dell' Europa Parte 1335

SAN MARINO E

Storia C

Basso Medioevo e Rinascimento

La Comunità rimase poi inglobata nell'Esarcato bizantino di Ravenna, finché questo cadde, invaso dal re longobardo Astolfo nel 751. Il duplice intervento del re franco Pipino, subito chiamato da papa Stefano, indusse Astolfo a restituire tutto l'Esarcato al papa romano (patriarca d'Occidente), quale successore dell'esarca bizantino, con tutte le città compresa San Marino.
A partire dall'anno 1000, il governo era affidato all'assemblea di tutti i capi famiglia, chiamata arengo. L'arengo deteneva tutti i poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario, in precedenza concentrati nelle mani dell'abate feudatario i cui diritti passarono in seguito al vescovo della diocesi di Montefeltro. Tuttavia, la crescita delle dimensioni della comunità rendeva ingestibile un organo decisionale così ampio; così nel XIII secolo vennero create assemblee politiche (il Consiglio dei LX e il Consiglio dei XII).
Le istituzioni comunali a San Marino si svilupparono tra il secolo XII e XIII, qualche decennio dopo rispetto ai simili comuni di Rimini, Faenza, Imola, Cesena. La prima menzione di consoli (titolo che diverrà poi quello dei Capitani Reggenti), si ha in un documento datato 12 dicembre 1244 (talora indicato come 12 dicembre 1243), con ulteriore menzioni negli anni 1253 e 1254. Il governo non era ancora completamente autonomo, e operava ancora sotto il controllo del vescovo di Montefeltro. Tra il '200 ed il '300, l'autonomia e l'indipendenza di San Marino rispetto agli enti limitrofi si rafforza.
Nel 1291 i sammarinesi fecero ricorso al vescovo di Arezzo, Ildebrandino Guidi di Romena, contro le pretese di contributi del Vicario del Montefeltro. A decidere la lite fu chiamato il giurista Palamede di Rimini, che decise a favore di San Marino e ne riconobbe l'esenzione dai tributi del Montefeltro. Nel 1296, quando il governatore di Romagna era Guglielmo Durante, i Sammarinesi fecero ricorso a papa Bonifacio VIII contro le continue pretese di tributi da parte dei podestà feretrani. La Curia incaricò l'abate Ranieri di Sant'Anastasio di decidere la questione. Seguì un lungo processo con rappresentanti del comune e testimoni, indagando la questione della libertà ed esenzione di San Marino rispetto a tributi di Montefeltro. La causa fu molto probabilmente giudicata a favore di San Marino.
Nel 1320 aderì a essa il castello di Chiesanuova. Nel 1351, dopo che il vescovo di San Leo e del Montefeltro lo ebbe affrancato dai vincoli feudali, San Marino divenne un libero comune.
Il territorio rimase limitato al monte Titano fino al 1463, quando la Repubblica entrò nella coalizione che sconfisse il signore di Rimini Sigismondo Pandolfo Malatesta (guerra sammarinese). Come ricompensa, papa Pio II cedette a San Marino i castelli di Domagnano, Fiorentino, Montegiardino e Serravalle. Nello stesso anno il castello di Faetano chiese e ottenne l'annessione alla Repubblica. Successivamente i confini dello stato non hanno più subito modifiche.
Nel 1243 fu introdotta la figura dei capitani reggenti che svolgevano le funzioni di capi di Stato: i primi di cui si abbia notizia (ma alcune fonti fanno credere che ce ne siano stati di precedenti) furono Oddone Scarito e Filippo da Sterpeto: eletti dall'arengo, gestivano il potere esecutivo e giudiziario. Le prime leggi risalgono al 1263. Nel secolo XV venne creato il Consiglio Grande e Generale, composto da sessanta membri dell'arengo, al quale furono delegate alcune prerogative dell'assemblea. I nuovi organi istituzionali assorbirono progressivamente la maggior parte delle prerogative dell'arengo. Quest'ultimo, pur non essendo mai ufficialmente abolito ma svuotato dalle sue funzioni, non venne più convocato dal 1571 fino al 1906.

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