E rieccoci....
La forma di governo è il modello organizzativo che uno Stato
assume per esercitare il potere sovrano. Più in generale può intendersi come la
modalità con cui viene allocato il potere tra gli organi portanti dello Stato:
Parlamento, Governo e Capo di Stato; la forma di governo quindi attiene ai
rapporti che si vengono a instaurare fra di essi e alle modalità con cui
vengono ripartite e condivise le rispettive competenze.
Forme di governo
Un'ampia gamma di forme di governo sono state teorizzate e/o
applicate in pratica. Le forme di governo classiche sono: Monarchia, Oligarchia
e Democrazia, secondo la sistemazione che viene data da Erodoto nel libro III
delle Storie e che contiene la prima distinzione e definizione delle tre
politeiai, il cosiddetto logos tripolitikòs. Le principali forme di governo
moderne sono quelle parlamentari e presidenziali nonché il
semipresidenzialismo.
Forme di governo classiche
Le forme di governo possono essere classificate in base alla
natura dell'organo cui è affidato il potere sovrano, ossia la funzione
primaria, che condiziona e dirige lo svolgimento di tutte le altre funzioni
dello Stato e che può essere definita come funzione di indirizzo politico, e al
modo in cui tale organo viene individuato e/o eletto. Mentre le forme di stato non
democratiche sono tendenzialmente caratterizzate da una specifica forma di
governo, caratteristica della forma democratica dello Stato è quella di potersi
coniugare in una notevole serie di differenti forme istituzionali. La prima, e
universalmente nota, suddivisione all'interno delle forme di governo, è quella
risalente all'Antichità ed elaborata da Aristotele nella sua Politica.
Egli elaborò tre modelli:
monarchia: il potere in mano a una singola persona
aristocrazia: il governo dei nobili (letteralmente "dei
migliori")
democrazia: il governo del popolo
Queste tre forme sono passibili di degenerazione e,
rispettivamente, in:
tirannide: il potere è acquisito e mantenuto da una persona
tramite l'uso della violenza
oligarchia: il potere è costituito per favorire pochi
oclocrazia: i poteri sono in mano alla massa
("popolo" inteso in senso dispregiativo)
Nella tradizione latina e medievale poi, tale tripartizione
fu ridotta ad una bipartizione fra Regno e Repubblica, a seconda della durata
vitalizia o meno della carica del capo dello Stato. Storicamente possiamo
infatti trovare sia oligarchie repubblicane, come la Repubblica di Venezia
(questo stato però de facto, dato che il Doge eletto manteneva la carica a
vita, era una monarchia elettiva), sia oligarchie monarchiche, come la Gran
Bretagna liberale del Settecento e Ottocento (il voto all'inizio era riservato
ai soli maschi appartenenti alle classi sociali più alte, poi con il Reform Act
1832, con il Reform Act 1867 e con il Representation of the People Act 1884 il
voto fu esteso a tutti i maschi di qualsiasi classe sociale. Il voto alle donne
venne concesso nel 1918 anche se agli uomini era concesso votare già a 21 anni
mentre alle donne solo dai 30 anni. Nel 1928 fu eliminata la differenza di età
tra i due sessi. Infine nel 1969 l'eta per votare fu abbassata a 18 anni).
Monarchia
L'accentramento monarchico nelle grandi monarchie nazionali
come la Francia e la Spagna, portò alla formazione della monarchia assoluta,
caratterizzata dal totale accentramento del potere sovrano nelle mani del Re.
L'avvento dello stato liberale comportò la stabile apertura di parlamenti
nazionali con cui il Re doveva condividere la gestione del paese. Nasce la
monarchia costituzionale in cui il Re è ancora il titolare del potere
esecutivo, ma perde temporaneamente e non del tutto il potere legislativo
affidato al Parlamento, ed il potere giudiziario esercitato da una magistratura
indipendente che agisce in nome del monarca.
La possibilità di condizionare il governo da parte di un
monarca ereditario, era limitata da uno Statuto concesso dal sovrano, e non
emanato da un parlamento o assemblea costituente, è comunque incompatibile con
le nuove istanze democratiche affermatesi all'inizio del Novecento e oltre. Il
Re cominciò dunque a perdere de facto ogni voce in capitolo se non nominalmente
(ma di fatto) nella scelta del Primo ministro e nella determinazione
dell'agenda del governo, che veniva ora affidata al giudizio insindacabile, delle
forze politiche presenti in Parlamento ed elette dal popolo con un suffragio
che poteva essere limitato al censo, all'età o universale.
Monarchia
costituzionale
La monarchia costituzionale è una forma di governo in cui a
capo dello Stato c'è un sovrano che esercita i poteri secondo una costituzione
approvata dal parlamento. A differenza di una monarchia assoluta in cui il
sovrano detiene il potere assoluto; i poteri dei monarchi costituzionali sono
limitati dalla costituzione. In alcuni stati monarchici, la Costituzione
conferisce al sovrano il potere esecutivo attraverso l'indicazione del primo
ministro, in altri, detti monarchie parlamentari solo poteri formali come lo
scioglimento del Parlamento, mentre in altri il monarca non ha alcuna autorità,
neanche formale, a parte quella di rappresentare l'unità nazionale.
Monarchia assoluta
Tutti i poteri sono esercitati direttamente o indirettamente
dal sovrano, non esistono altri organi costituzionali. Il sovrano governa e
controlla a suo arbitrio tutta la macchina statale, compiendo quindi tutte le
decisioni politiche, amministrative, finanziarie, economiche senza la
consultazione di altri organi, con anche i giudici di nomina regia.
Repubblica
L'abolizione del regime monarchico in alcuni stati o la
proclamazione di indipendenza di un territorio porta spesso alla proclamazione
della repubblica. Attualmente nel mondo sono individuabili tre tipi principali
di forma di governo repubblicana:
Repubblica
parlamentare
Nella repubblica parlamentare il governo necessita del
sostegno costante di una maggioranza parlamentare che approvi le linee della
politica del Governo; sostanzialmente uguale alla monarchia parlamentare, tale
forma di governo viene definita monista in quanto i cittadini hanno nelle
elezioni parlamentari l'unico momento in cui possono decidere delle sorti del
governo del paese, sicché il Parlamento è l'unico organo che gode di una
legittimazione popolare. Il governo entra in carica grazie ad un voto di
fiducia concesso da una coalizione maggioritaria dei deputati.
Per risolvere il dramma dell'instabilità cronica di tale
sistema, sono state ideate "forme razionalizzate" di parlamentarismi
(dotate costituzionalmente di mezzi idonei) per determinare una maggiore
stabilità, la più famosa delle quali è il Cancellierato tedesco.
Sempre con l'intenzione di moderare l'instabilità del
governo parlamentare, ma non allontanandosi troppo da esso, nasce la repubblica
semipresidenziale, caratterizzata dall'assegnazione al capo dello stato di
importanti funzioni politiche. In tale sistema, il governo viene a dipendere sia
dalla fiducia della maggioranza parlamentare, ma contemporaneamente anche dalla
volontà politica del Presidente della Repubblica, eletto dal popolo. Si tratta
dunque di una forma di governo dualistica, in quanto il voto popolare investe
sia il Parlamento che il Capo dello Stato. Significativa, per evitare di
marcare la differenza dal parlamentarismo, è l'incompatibilità fra la carica di
ministro e quella di deputato.
Di natura storica diversa è invece la repubblica
presidenziale che non nasce da una progressiva evoluzione dalla monarchia, ma
dalla creazione ex novo di un neocostituito ordinamento giuridico, che prevede
due distinte consultazioni elettorali per l'elezione del capo dello Stato e per
il Parlamento. Si tratta di una elaborazione dei rivoluzionari americani. Tale
forma di governo si fonda sui principi di Montesquieu di una radicale divisione
dei poteri pubblici. In tale ordinamento il governo è nelle esclusive mani del
Presidente della Repubblica, eletto direttamente dai cittadini. Egli non ha tuttavia
alcuna possibilità giuridica di influenzare la formazione delle leggi, che è di
esclusivo appannaggio del parlamento. Anche la funzione giudiziaria è
indipendente dagli altri due poteri.
Repubblica
direttoriale
Un caso particolare è quello della repubblica direttoriale.
Affine al sistema presidenzialista per quanto riguarda la divisione dei poteri,
se ne discosta per il semplice fatto che non esiste un capo dello stato
monocratico, ma le sue funzioni vengono svolte collegialmente da un collegio
ristretto, il Direttorio, nominato dal parlamento ma in seguito da esso
totalmente indipendente sino al successivo appuntamento elettorale. Tale forma
di stato si trova attualmente vigente in Svizzera, caso isolato nel mondo.
Repubblica islamica
Una tipologia di repubblica diffusa in alcuni paesi a
maggioranza musulmana è la repubblica islamica. Attualmente le repubbliche che
si definiscono islamiche sono quattro: Afghanistan, Iran, Mauritania e Pakistan
. Il Pakistan ha adottato per la prima volta questo titolo con la costituzione
del 1956; la Mauritania lo adottò il 28 novembre 1958; l'Iran l'ha adottato
dopo la Rivoluzione iraniana del 1979 e l'Afghanistan lo ha adottato nel 2004
dopo la caduta del governo talebano.
Le repubbliche islamiche presentano numerose differenze tra
loro ma è possibile definire una repubblica islamica come uno stato sotto una
particolare forma di governo islamico dove le leggi rispettano la Sharia, la
legge sacra islamica. In Iran la Repubblica Islamica è una repubblica guidata
da un presidente (eletto direttamente dal popolo) e supervisionata da una
"Guida Suprema" non ereditaria.
Lista alfabetica
Anarchia – Androcrazia
– Anocrazia – Aristocrazia - Autocrazia e dittatura –Cleptocrazia - Demagogia
Diarchia - Dispotismo illuminato - Dispotismo e tirannia - Dittatura
militare – Democrazia - Democrazia deliberativa
Democrazia diretta - Democrazia organica - Democrazia
partecipativa - Democrazia rappresentativa
Elitismo – Fascismo – Federazione – Gerontocrazia – Ierocrazia
–Meritocrazia – Monarchia - Monarchia assoluta
Monarchia elettiva - Monarchia ereditaria - Monarchia
costituzionale - Monarchia parlamentare - Nazismo
Oclocrazia – Oligarchia – Partitocrazia – Paternalismo – Plutocrazia
– Polisinodia – Premierato - Repubblica
Repubblica direttoriale - Repubblica Islamica - Repubblica
parlamentare - Repubblica presidenziale
Repubblica semipresidenziale -Repubblica Socialista - Sistema
Westminster – Stratocrazia - Tecnocrazia
Teocrazia
Queste forme di governo danno uno schema generale della
variabilità della struttura di potere racchiusa all'interno del governo di una
nazione. Comunque, ogni governo è unico, così come ogni nazione e la sua
costituzione - le leggi fondamentali che descrivono la forma di governo dello
Stato in dettaglio.
Tali linee guida sono una descrizione insufficiente per le
funzioni complete di ogni governo. Come tali, le autorità politiche spesso
distribuiscono e strutturano il potere e la responsabilità in maniera più ampia
di quanto detti la forma di governo. Una democrazia rappresentativa come quella
Italiana, ad esempio, comprende misure per un certo livello di democrazia
diretta, in forma di referendum o per la democrazia deliberativa, in forma di
un elaborato processo che possa portare a una modifica della costituzione,
oltre a comitati e commissioni d'inchiesta (non sempre guidate dai deputati).
Socialismo, comunismo e fascismo, ebbero origine come
movimenti socio-economici e furono trasformati in governo da specifici partiti,
che presero il nome dal movimento stesso. La lunga esperienza di questi
movimenti con il potere, e i forti legami di ogni ideologia con il controllo
governativo e politico, hanno fatto sì che alcuni di questi si guadagnassero il
riconoscimento come forme di governo in sé.
L'Islam come movimento politico, è anch'esso spesso incluso
nella lista di movimenti che hanno profonde implicazioni per la forma di
governo, ma nella pratica viene applicato in maniera così differente, che ha
poco senso trattare tutte le applicazioni come un'unica categoria astratta.
Molte nazioni del mondo islamico si autodefiniscono islamiche e spesso il
termine si trova all'interno del nome dello Stato, ma in pratica, questi
governi spesso sfruttano meccanismi di potere (come debito e nazionalismo) che
non hanno radici, e talvolta molta opposizione, nell'Islam come religione e
come pratica politica.
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