Ti racconto i dintorni di Torino con quelle foto che sottolineano la bellezza discreta ed il fascino sabaudo.
Ma prima ... Buongiorno da Torino
Solito ristorante, tavolo davanti alla grande
vetrata, i De Kren erano più distesi dal loro ultimo incontro. “Ciao, Paolo”,
disse la madre di Marco. Guardare attraverso la vetrata, in un giorno con la
nebbia che si tagliava a fette, era deprimente. Solo ombre infreddolite si
avvicendavano di fretta in un surreale andirivieni. Fantasmi, emergevano dal
nulla e nel nulla scomparivano.
Ordinarono la finanziera, un piatto
piemontese che o ti piace o non ti piace, dal sapore agrodolce, come è in fondo
il carattere dei piemontesi. Gente di cui non è facile conquistare la fiducia,
ma molto facile perderla. Paolo era perso in quelle riflessioni, mentre il
cameriere chiedeva per il vino “Va bene un Barbera barricato?”, disse Luca

“A cosa stavi pensando se è lecito?” chiese il padre alludendo ad una donna.
“Hai letto gli articoli?” domandò Luca, “Buona parte, e sono convinto che il punto di partenza sia Belem. Parto fra dieci giorni. Non fatene parola con nessuno, nemmeno con Andrea”. “Perché?” chiese la madre, “Preferisco nessuno sappia. Ho le mie buone ragioni. Ora vorrei sapere, se quel giorno, Marco vi ha telefonato dall’aeroporto, a che ora e quali parole esattamente ha detto”. Rispose Luca “Chiamò verso le nove, un’ora prima dell’imbarco…”.

Mentre aspettava al bar, due uomini lo avevano avvicinato. Dicevano che Elena era in guai grossi. Era sorpreso, perché non aveva più contatti con lei da anni. Per convincerlo gli dettero un anello. Era rimasto a riflettere, poi aveva telefonato. L’avrebbe incontrata nel giro di mezz’ora. Per vedere di che si trattava. Dopo un lunga pausa, aggiunse che aveva una strana sensazione”. Paolo chiese “Perché, Elena avrebbe avuto bisogno dell’aiuto di Marco?”, “Non lo disse”. Scese un silenzio carico di tensione che Paolo ruppe dopo un tempo indefinibile “Elena ha perso quell’anello in viaggio di nozze. L’ho ricevuto per posta, il giorno in cui ci siamo incontrati. L’ho chiamata subito. Ha riconosciuto l’anello”. “Potrebbe aver mentito” intervenne la madre, “Bastava negasse che l’anello era suo. Non ha mentito. So riconoscere un bugiardo. C’è qualcun altro che mente e gioca sporco, molto sporco. Per scrupolo ho verificato. Il direttore del villaggio in Jamaica ricordava l’episodio. Aveva setacciato la spiaggia e non era mai successo che qualcuno spendesse tanto per un oggetto da pochi soldi”.

Luca aggiunse “Non volevo coinvolgere Elena, Marco non avrebbe voluto. Forse, intuiva la verità, ma l’illusione di andare da lei … I suoi nemici lo sapevano”.
Dopo il caffè, De Kren padre chiese il conto, mentre Paolo e Luca si accesero una sigaretta. Uno dei pochi ristoranti in cui ancora si poteva fumare. Una boccata di fumo, in certe occasioni dà sollievo, puoi stare zitto e fermare i pensieri che si azzuffano nella mente. A Paolo sembrò che la nebbia densa della città fosse penetrata nel suo cervello, si districava affannosamente nei frammenti di pensieri, che apparivano e scomparivano. Prima dei saluti, la madre disse “Vieni una sera a cena da noi. A casa”. Paolo sorrise accettando l’invito e si allontanò. Non voleva rientrare subito in ufficio. Voleva passeggiare, lo aiutava a riflettere.

Andò al Valentino, il grande parco nel cuore della città che giaceva sotto la pesante coltre di nebbia. Si addentrò attraverso l’arco. Un bellissimo arco barocco, pensò. Come barocca era quasi tutta la città. La stradina, con l’accesso ormai da anni vietato alle automobili, la conosceva a memoria; altrimenti con quella nebbia forse non l’avrebbe trovata. L’umidità penetrava nei vestiti e si insinuava nelle ossa. Continuò a camminare, sentendo lo scricchiolio attutito delle foglie cadute sotto ai piedi. Non si vedeva quasi nulla, le luci erano fioche, con un’aura gialla attorno ai lampioni. Camminò fino alla grande fontana delle stagioni. L’enorme vasca era vuota e la poca visibilità ne nascondeva la decadenza. Quella fontana era il suo angolo segreto, ci andava ogni volta che aveva bisogno di pensare. Immaginò le statue dei mesi di cui intravedeva solo spettrali sagome, le incrostazioni sul fondo della vasca e gli ugelli da cui in qualche periodo dell’anno fuorusciva l’acqua creando giochi di luce. Accese un’altra sigaretta. In quella desolante giornata, al parco non c’era nessuno, all’infuori di due uomini che discutevano in una lingua che Paolo non si dette pena di identificare.

Perché qualcuno si era preso il disturbo di inviargli il pacchetto? Perché a lui? Già sapeva che aveva l’incarico di indagare? Chi glielo aveva detto? Quella nebbia tutt’intorno era l’immagine delle sue riflessioni: pensieri come figure indistinguibili si aggiravano nella sua mente. Belem ed Elena. Qual era il nesso? Le idee vagabondarono per un’altra ora. Prendere le distanze da questo caso e concentrarsi sull’altro in qualche modo lo avrebbe aiutato.
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