martedì 10 novembre 2015

Burkina Faso: una grande Lezione sulla Conquista dei propri Diritti con la non-Violenza

Si è parlato di molte cose. Dei fatti recenti. Del tentativo di golpe. Del perchè...
Parlando di Burkina Faso è inevitabile non pensare ad uno dei suoi figli più carismatici...

Thomas Sankara

Thomas Isidore Noël Sankara (Yako, Alto Volta, 21 dicembre 1949 – Ouagadougou, Burkina Faso, 15 ottobre 1987) è stato un militare, politico e rivoluzionario burkinabè.
È stato un leader molto carismatico per tutta l'Africa Occidentale sub-sahariana. Cambiò il nome di Alto Volta in Burkina Faso, divenendone il primo Presidente, e si impegnò molto in favore di riforme radicali per eliminare la povertà. Visto come una figura carismatica e iconica della rivoluzione, è comunemente indicato come "il Che Guevara africano". Teorico del panafricanismo, fu l'ultimo presidente dell'Alto Volta e il primo del Burkina Faso dal 1983 al 1987.
Figlio di Marguerite e Sambo Joseph Sankara, ferventi cattolici di etnia Silmi-Mossi, frequentò la scuola elementare a Gaoua e conseguì il diploma nel 1966 a Bobo-Dioulasso. I genitori lo incoraggiarono a farsi prete, ma scelse la carriera militare e, a 19 anni, si trasferì in Madagascar, dove ricevette una formazione da ufficiale dell'esercito e dove poté assistere alle rivolte del 1971 e del 1972 contro il presidente Philibert Tsiranana. In Madagascar si avvicinò alle teorie marxiste e leniniste, che influenzarono il resto della sua vita.
Ritornò in Alto Volta nel 1972 e partecipò a una guerriglia al confine tra lo stato natale e il Mali, salvo poi ripudiare ogni sorta di guerra, ritenendo i conflitti "inutili e ingiusti". In seguito divenne noto ad Ouagadougou come chitarrista del gruppo "Tout-à-Coup Jazz".
Nel 1976 divenne comandante del centro di addestramento dell'esercito a Pô. In quel periodo, durante la presidenza del colonnello Saye Zerbo, formò insieme ad altri giovani ufficiali, tra cui Blaise Compaoré, un'organizzazione segreta chiamata Regroupement des Officiers Communiste (ROC), cioè Gruppo degli Ufficiali Comunisti. Sankara divenne Segretario di Stato nel settembre 1981, ma rassegnò le dimissioni il 21 aprile 1982, in disaccordo con il regime, secondo lui troppo lontano dai lavoratori.
Dopo un colpo di Stato nel novembre 1982, che portò al potere Jean-Baptiste Ouedraogo, Sankara divenne Primo Ministro, ma venne destituito dal suo incarico e messo agli arresti domiciliari in seguito alla visita di Jean-Christophe Mitterrand, figlio dell'allora presidente francese François Mitterrand. L'arresto di Sankara e di altri suoi compagni causò una rivolta popolare.
Nell'agosto del 1983 divenne presidente all'età di 35 anni, in seguito al colpo di Stato contro Jean-Baptiste Ouédraogo guidato dall'amico Compaoré, con l'appoggio della Libia. Esattamente un anno dopo il suo insediamento, nel 1984, cambiò il nome del Paese in Burkina Faso, che in More e Djoula, i due idiomi più diffusi nella nazione, significa "Terra degli uomini integri". Cambiò inoltre la bandiera e lo stemma nazionale e scrisse un nuovo inno, Une Seule Nuit.
Nel dicembre 1985 fu organizzato il censimento generale della popolazione burkinabé. Per errore, gli addetti al censimento sconfinarono in Mali, causando l'ira dei vertici di Stato del Paese maliano, che fecero pressione su Sankara. Le ostilità sfociarono in un conflitto, noto come "Guerra di Natale", che durò cinque giorni e che causò 100 morti, perlopiù nella città di Ouahigouya, bersagliata dagli aerei militari maliani.
Dopo numerosi attacchi al presidente francese Mitterand, reo di appoggiare il governo di Pieter Willem Botha in Sudafrica, e dopo aver rifiutato l'appoggio militare a Charles Taylor, Sankara venne ucciso il 15 ottobre 1987 insieme a dodici ufficiali (Noufou Sawadogo, Amadé Sawadogo, Abdoulaye Guem, Der Somda, Wallilaye Ouédraogo, Emmanuel Bationo, Paténema Soré, Frédéric Kiemdé, Bonaventure Compaoré, Paulin Bamouni, Christophe Saba, Sibiri Zagré), in un colpo di Stato organizzato dal'ex-compagno d'armi e collaboratore Blaise Compaoré con l'appoggio di Francia, Stati Uniti d'America e militari liberiani.
La tesi più accreditata, sostenuta da un testimone oculare, è che Sankara e Compaoré la sera dell'uccisione stessero discutendo animatamente intorno ad un tavolo, con il presidente che accusava il collaboratore di essere un traditore. Improvvisamente, Compaoré avrebbe preso il suo revolver e avrebbe sparato due colpi, mortali, al petto di Sankara, che si sarebbe accasciato senza vita sulla sedia. Compaoré ha sempre negato questa versione dei fatti, affermando inizialmente che quel giorno era malato e che ad uccidere il presidente fosse stata un'altra persona, salvo poi ritrattare, affermando che fu lui ad uccidere Sankara, ma che il colpo partì accidentalmente dalla pistola.
Sankara venne sepolto in una tomba anonima ad Ouagadougou, tuttavia in occasione del ventennale della sua morte la tomba è stata ricostruita e abbellita dai familiari, salvo poi essere danneggiata dai miliziani pro-Compaoré. Nell’aprile 2006 il Comitato per i Diritti Umani dell’ONU, a cui si è appellato a nome della famiglia il Collettivo Giuridico della Campagna Internazionale Giustizia per Thomas Sankara (CIJS), diede ragione ai ricorrenti e ordinò allo Stato burkinabé di fare chiarezza sulla morte di Thomas Sankara, di assicurare alla famiglia una giustizia imparziale, di rettificare il suo certificato di morte, di provare il luogo della sua sepoltura, di indennizzare la famiglia per il trauma subito e di divulgare pubblicamente le decisioni del comitato.
Tuttavia, il 21 aprile 2008 il Comitato per i Diritti Umani dell’ONU chiuse il fascicolo senza muovere ulteriori inchieste.

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