martedì 22 gennaio 2019

Acronimi & Agroalimentare n.4

DOP Denominazione di Origine Protetta. Ufficialmente riconosciuta e condivisa a livello europeo. Più di 400 vini e 160 prodotti italiani registrati, fra cui l’aceto balsamico tradizionale di Modena o il puzzone di Moena. Contraddistingue gli alimenti e i vini le cui caratteristiche gustative possono essere attribuite a un determinato ambiente geografico: perciò, la sigla è assegnata solo a specialità alimentari prodotte e lavorate in aree precise e secondo un determinato disciplinare di produzione.

DOC Denominazione di Origine Controllata. Sigla storica utilizzata come marchio per i vini di qualità prodotti in aree geografiche di dimensioni piccole o medie, con caratteristiche attribuibili al vitigno, all'ambiente e ai metodi di produzione. Dal 2010 in realtà non è più in uso, infatti, per la legge europea la denominazione è ora compresa nella sigla DOP, benché l’utilizzo sia ancora consentito come menzione specifica tradizionale.

DOCG Denominazione di Origine Controllata e Garantita. Al pari della sigla DOC, questa certificazione fa ora parte della denominazione DOP. Attribuito ai vini già riconosciuti come DOC e ritenuti di particolare pregio da almeno 10 anni. come l’Aglianico del Vulture Superiore, il Barbaresco, il Brunello di Montalcino.

IGP Indicazione di Origine Protetta è la seconda sigla condivisa a livello europeo. Indica alimenti e vini tipici di una determinata area geografica ivi prodotti e/o trasformati e/o elaborati, per cui un determinato prodotto, pur lavorato nella zona indicata secondo metodologie specifiche, può provenire da una diversa regione o persino dall'estero. I prodotti alimentari IGP in Italia sono al momento 116; a questi vanno aggiunti 118 vini, che possono in alternativa usare la sigla IGT.

IGT Indicazione Geografica Tipica. Era infatti la terza sigla in uso per i prodotti enologici fino al 2010: oggi è stata ricompresa nel marchio IGP. Per ottenere il riconoscimento, i vini devono essere prodotti con almeno l’85% di uve provenienti dall’area geografica indicata.

STG Specialità Tradizionale Garantita. È la sigla utilizzata esclusivamente per alimenti con caratteristiche di tradizione e qualità tali da distinguersi da altri prodotti simili, in Italia la mozzarella e la pizza napoletana,  che possono però essere prodotte con uguali caratteristiche e utilizzando quindi il marchio anche in Paesi molto lontani dal Mediterraneo.

PAT Prodotto Agroalimentare Tradizionale. E' un marchio utilizzato solo in Italia per contraddistinguere prodotti tradizionali e di nicchia, con una diffusione così ridotta da non concorrere all'assegnazione di DOP e IGP. È l’unica sigla di qualità che è attribuita dalla Regioni per valorizzare  specialità locali prodotte con metodi di lavorazione, conservazione e stagionatura tradizionali in uso da almeno venticinque anni e omogenei in tutto il territorio interessato. Alcuni esempi sono il sanguinaccio e il miele lucano, il prosciutto di pecora sardo, lo speck altoatesino.

BIO è infine la parola utilizzata in Italia per identificare bevande e alimenti prodotti con metodi biologici, quindi senza l’utilizzo di sostanze di sintesi chimica. Il riconoscimento europeo è dato da un particolare marchio, composto dalla sagoma di una foglia con dodici stelle bianche su fondo verde chiaro. Il logo e la denominazione biologico (o la sua abbreviazione BIO) possono essere riportati solo sulle confezioni di prodotti che utilizzino almeno il 95% di ingredienti agricoli coltivati con metodi biologici e conformi al sistema di controllo e certificazione nazionale. Dal 2012 il marchio BIO può essere usato anche per il vino, che fino ad allora aveva dovuto accontentarsi della dicitura “ottenuto da uve biologiche”.

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