Tratto dal libro Il Reporter & il Detective di Marina L.Ferrero
Arrivai
qualche minuto prima delle otto. Aprì la porta sorridendomi e mi avvolse in un
abbraccio fraterno. Da adolescenti vedeva in me la sorella che non aveva. Quel
venerdì fu come andare a trovare mio fratello. Nemmeno so bene che significhi, dato
che sono figlia unica. Così lo percepii, lì sulla soglia con quel bel sorriso. Sarebbe
stato un fratello fantastico.
“Un
bianco. Secco e ghiacciato”,
“Assaggia
questi stuzzichini che ho preparato”,
“Buonissimi.
Devi passarmi la ricetta”,
“A
mia sorella questo ed altro”,
“A
mio fratello”, brindammo.
A
tavola la conversazione si fece via via più impegnativa. Massimo e la sua
misteriosa scomparsa. Giuliana, del tempo in cui erano fidanzati e di quando si
erano lasciati.
“Sei
stato tu o è stata lei?”,
“Lei.
Influenzata dai suoi che mi consideravano un buono a nulla”,
“Ne
eri molto innamorato?”,
“Si…
Ho sofferto molto”,
“Ne
sei ancora innamorato?”,
“Finché
non l’ho rivista da sola ho creduto di si. Ieri ho capito che da tempo era solo
una buona scusa per non affrontare una vera relazione”,
“Chissà
se anche Marco aveva cambiato idea?”,
“Da
quel poco che so credo di no. Si informava su di te, sempre in modo discreto,
ma sapeva tutto o quasi. Ciò che facevi, dov’eri, se stavi con qualcuno. Andrea
non te lo ha detto?”,
“Non
abbiamo mai affrontato apertamente il discorso. Con lui provo …vergogna. Quella
sera, voltai le spalle a tutti e due…”,
“Dovreste
parlarne”,
“Prima
o poi lo faremo”,
“Dovevi
dirmi qualcosa a proposito di Marco…”,
“Un
particolare sul nostro ultimo incontro. Il suo anello, quello con la testa di
ariete, che portava sempre. Aveva rotto un pezzo. Una delle due corna si era
recisa alla base. Mi disse che non lo avrebbe riparato perché non era più così
tanto cornuto. Lo disse con rabbia”,
“Questo
è importante. Ci sono altri dettagli che ti sono tornati in mente?”,
“Un finanziere italiano. Un faccendiere. Si
spacciava per essere il nipote di un importante uomo d’affari, conosciuto e
stimato da tutti. Scomparve all’improvviso, alla fine di luglio del 1990,
lasciando dietro di sé, una lunga lista di persone truffate, almeno trecento,
che gli avevano affidato capitali, pare per 90 miliardi di lire. Il caso finì
su tutti i giornali. La truffa fu organizzata bene, come raccontava una delle
vittime. Dopodiché nessuno parla più di lui”,
“Interessante.
Ma il nesso con Marco?”,
“Non con Marco, con Luca”,
“Con Luca?”,
“In quel periodo avevamo avviato le pratiche
di divorzio e lui per risolvere la questione economica in fretta, rinunciò
all’appartamento, chiedendomi di fare subito il passaggio di proprietà. Oltre
ad una considerevole somma di denaro. Accettai, un po’ sconcertata dalla sua
generosità, che andava molto oltre le mie richieste. In seguito, seppi che
aveva venduto tutti gli immobili per fare investimenti finanziari. In Brasile.
Si era inserito in un giro di finanzieri internazionali e sperava di riuscire a
mettere su un’impresa per conto suo. Un banchiere italiano lo aveva coinvolto.
Dopo il divorzio, solo rare telefonate. Aveva cambiato lavoro. Non parlò più
dei progetti brasiliani, che credo siano finiti in fumo, insieme ai soldi”,
“Conosci il nome del banchiere?”,
“So solo che era un italiano sulla sessantina.
Un uomo molto stimato”,
“In quale banca lavorava?”,
“Mi disse lo stretto necessario per
convincermi ad accettare senza fare troppe domande. Credo fosse per questo che
mi offrì tutto quel denaro”,
“Perché pensi ci possa essere un nesso con
Marco?”,
“Perché ho collegato questo fatto alle
telefonate da Belem”,
“Probabilmente, fra le due cose c’è. Con
Marco non so”,
“Caffè?”.
Mentre chiacchieravamo Paolo accennò ad un
nuovo amico.
“Sei diversa dall’ultima volta. C’è qualche
novità?”, mi chiese allusivo,
“Sto ricominciando a vivere. La gioia delle
piccole cose. Come dire…”,
“E come dire… ha anche un nome?”,
“Si chiama Maurice. Un collega con cui ho
lavorato gomito a gomito per anni. Non solo lui, anche altri. Gente che mi
invita a cena, a passare serate in allegria”,
“E questo amico è solo un confidente?”,
“Non proprio”, dissi ridendo,
“Così ci credo di più. Sembri la stessa di
tanto tempo fa…. Ti presenterò il mio amico. Sembrati fatti l’uno per l’altra”,
“Non ti ci mettere anche tu per favore”,
“Perché vuoi rimanere zitella?”,
“Ecco, parli come Lina, la mia governante che
vuole trovarmi un marito a tutti i costi. Sono una divorziata non una zitella,
uffa”,
“Il mio amico ti piacerà. Simpatico, un po’
canaglia... L’altra metà del cielo. Si, si, te lo presenterò. Viene per
Natale”,
“Dov’è adesso?”,
“Di preciso non so, è sempre in giro per il
mondo. E’ un collega”,
“Fisicamente com’è? Attempato e cadente, ma
molto intelligente?”,
“Alto, biondo, occhi azzurri. Un figo
incredibile”,
“Bugiardo. Basso, tozzo, con la pancia e
quasi calvo. Confessa”,
“Quando te lo presenterò, ti ricrederai donna
di poca fede”.
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