venerdì 27 dicembre 2024

27 DICEMBRE 2024

 

Il mattino seguente, Paolo andò in ufficio prestissimo, voleva controllare se all’anello del cadavere mancava il corno. Dai rapporti non risultava. Telefonò a Luca, il fratello di Marco e glielo domandò. L’altro si stupì per quella domanda. A quell’ora del mattino, cercò di fare mente locale, ma non ricordava. Chiamò mezz’ora dopo e disse che l’anello era perfetto.

Quell’anello era dunque una copia. Marco non si sarebbe mai separato da quell’anello. Unico legame che ancora lo univa al suo grande amore. Possibile che…? Assurdo che Marco si fosse fatto fare una copia dell’anello da usare in caso di…, anche perché se così era, avrebbe dovuto architettare tutto con un certo anticipo. E poi, la coincidenza del pacchetto con l’altro anello. No, troppo contorto. Ma se gli anelli sono due… Potrebbe averlo fatto riparare. Sarebbe la cosa più logica. Richiamò Luca, per controllare se l’anello presentasse saldature o qualcosa che somigliasse ad una ricostruzione del corno. No. Nuovo di pacca. Si trattava di due anelli.

Prese ancora il faldone. Controllò tutti i rapporti. Dell’anello niente. Gli cadde distrattamente l’occhio sulla scheda che riassumeva i vari passaggi della società off-shore. Si chiese a che punto fossero arrivate le ricerche di Stefano. Di sabato in ufficio non c’era nessuno. Lavoravano soltanto i collaboratori impegnati con i casi fuori sede.

The Gospel Light Vocal Ensamble - White Christmas


Si decise ad uscire e passeggiò nell’aria fredda, fino al Valentino. Andò a sedersi al solito posto, sul bordo della fontana delle stagioni. Osservò a lungo gli alberi senza foglie, l’erba imbiancata dalla brina, il sole pallido che non riusciva a forare le nubi, e il rado popolo che si muoveva in quello scenario. Un barbone dormiva rannicchiato nei cartoni,  un ragazzino se ne stava seduto su un muretto con lo sguardo perso nel vuoto. Un paio di tipacci parlottavano fra loro e lo osservavano con la coda dell’occhio. Le luminarie erano spente, e i fili elettrici, penzolavano nel vuoto come in stato di abbandono. C’era un senso di desolazione. Si lasciò il parco alle spalle e fece un salto in farmacia da Giovanni.

“Che piacere. Qual buon vento?”, nessuno dei vecchi amici ci aveva mai messo piede,

“Sono passato a farti un saluto e invitarti a bere un caffè, se puoi”,

“Volentieri. Signorina, io vado al bar un momento. Le porto qualcosa?”,

Il bar era poco distante. Al bancone in legno lucido, parlarono della sera, sarebbero andati anche Luca e Loredana. Insieme ufficialmente per la prima volta.

Loredana e Luca, contrariamente alle aspettative, arrivarono con due macchine.

Lei salutò con semplicità; lui mostrò nel salutarmi un vago disagio che non capii.

Un po’di buonumore con gli anni dell’adolescenza, malinconia quando Alberto parlò di Marco, senza più rancore ma con nostalgia. Cadde il silenzio. Lo avevamo lasciato solo.

Loredana si rivolse ad Alberto “Quella notte, Marco era ubriaco fradicio. Perdonami Elena, per quanto sto per dire. Era convinto che tu lo tradissi. Che stavi cercando di farglielo capire. Gli dissi che dopo lo scandalo, ti disgustava. Iniziò a bere come un pazzo. Lo volevo, avrei fatto di tutto. Quando uscimmo dalla discoteca, non si reggeva in piedi, mi misi al volante e andai al boschetto. Scoppiò a piangere come un bambino. Lo presi fra le braccia e cercai di consolarlo. Prima con parole, poi con carezze sempre più audaci. Mi chiedeva di fermarmi. Diceva che ero la donna di un amico e non poteva. Si lasciò travolgere dal bisogno di sentirsi amato. Quando tuo padre ci vide, pensò fosse stato lui a insidiarmi. Lo lasciai credere... Quando capii che non ci sarebbe stata una seconda volta iniziai a diffamarlo…”,

“Vent’anni per dire la verità. Quasi, quasi meriti un applauso”, disse Alberto impietoso.

“Tutti ci siamo comportati male”, concluse Giovanni,

“ Rimettere le cose a posto è impossibile. Possiamo solo parlarne”, disse Mirella,

“Io non ci riesco”, dissi.

Andrea intervenne “L’ho sentito fino all’ultimo. Non serbava rancore a nessuno. Ricordava tutti anche se raramente ne parlava. Non aveva rabbia, solo tristezza per come era andata. Con fatica si era ricostruito una vita lontano dagli eccessi. Ce l’aveva fatta. Era sereno”.

Andrea parlò della cena di Natale e tutti furono d’accordo per la vigilia. Tranne Giuliana che non voleva decidere prima di sapere cosa ne fosse stato di Massimo.

Ci raccontammo. Amori finiti, amori appena iniziati, nessun amore, grandi amori perduti, grandi ricordi. I primi anni, erano stati i più difficili per tutti. Intensi, fatti di studio e lavoro. Tutti impegnati a cercare la propria strada. Con rabbia. Troppa.

Per un verso o per l’altro nessuno era pienamente soddisfatto. Quella sera, non provai nessuna ostilità per Loredana, che avevo sempre sentito nemica. Anche lei lasciò il paese e frequentò Psicologia a Padova. Persino, Luca, il mio ex marito, mi sembrò quasi simpatico. Nel confronto con Marco, sarebbe risultato perdente chiunque, credo.

Verso l’una qualcuno se ne andò. Per ultimi io, Paolo e Loredana, che si sarebbe fermata in albergo per la notte e il giorno successivo avrebbe fatto visita ai suoi. Aveva rapporti blandi con la famiglia, che non condivideva il suo stile di vita.

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